lunedì 17 aprile 2017

0275 - la morte viene dal cielo

Mentre Tsadok riaccosta quel che rimane della porta, Miodrag osserva l'interno della casa: un corto corridoio conduce ad una rampa di scale, sui lati si aprono due porte che danno su piccole stanze arredate con mobili vecchi e di infima qualità. Dopo una veloce occhiata per identificare eventuali aggressori, lo spadaccino inizia a salire i gradini a due a due. Raggiunto il pianerottolo, davanti a lui si para un altro corridoio con altre due stanze. Nessuna traccia di scale che salgono fino al tetto.
"Perché ti sei fermato?" chiede Tsadok, raggiungendo il compagno.
"Le scale terminano qui" esclama lo spadaccino, che alza lo sguardo alla ricerca di una botola. Il soffitto è scrostato, ma alla debole luce che filtra dagli scuri non sembrano esserci tracce di accessi o porticine nascoste. "Come cavolo ha fatto quel tizio a salire sul tetto?"
"Penso sia passato dall'esterno, magari sul retro c'è una scala" commenta il mezzorco. "E adesso che si fa?"
"O apriamo la finestra e ci arrampichiamo, o scendiamo e cerchiamo un modo per salire sul retro. Oppure..." aggiunge pensieroso, "dato che il soffitto non è molto alto, potremmo aprirci una via fino al tetto!"
Tsadok scoppia a ridere, poi torna serio di colpo. "Stai scherzando, vero? E poi come pensi di spiegarlo alla guardia cittadina?"
Miodrag sbuffa per il disappunto, riflette per un secondo quindi riprende le scale, dirigendosi verso la porta da cui lui ed il mezzorco sono appena entrati.
"Fiona!" urla lo spadaccino, affacciandosi all'esterno. "Non ci sono botole, devi pensarci tu!"
"Uffa, che rottura" sbotta la ladra, continuando a scrutare il tetto alla ricerca della sagoma dell'uomo. Dopo le ultime frecce, però, il tizio non si è più riaffacciato. "Non lo vedo!"

Le guardie che stanno accorrendo dalla strada principale alzano gli occhi e, senza fermarsi, osservano il mago sollevarsi da terra. "Ehi, tu! E' vietato lanciare incantamenti all'interno della città!"
"Vaelan e le sue stupide leggi" sibila a mezza voce Zigfrid, poi infila la mano in un borsello e lascia cadere in strada una decina di monete di rame. Un paio di ragazzi si gettano a terra ed iniziano ad afferrare il denaro, ma vengono allontanati in malo modo dai soldati, che si chinano per raccogliere le monete. Quello che sembra essere il capopattuglia alza la testa in direzione del mago. "Non te la caverai pagando questa multa!"
Zigfrid recupera una moneta d'argento e gliela lancia dritta in testa. "Questa dovrebbe coprire il rimanente, giusto?"
Sentendo le parole della mezzelfa, Zigfrid scruta il tetto e nota un uomo vestito di scuro, rintanato dietro al parapetto, che sta ricaricando la balestra. Le parole di un incantesimo fluiscono fuori dalla sua bocca, accompagnate da alcuni complessi segni tracciati con le dita.
Un enorme drago verde si materializza in cielo, sbatte le ali e rivolge la gigantesca testa in direzione del piccolo uomo. Gli occhi del poveretto si spalancano per il terrore, la balestra si alza ed il quadrello parte, conficcandosi nella pancia della creatura. La ferita non sanguina e l'unica reazione è un tremendo ruggito. Notando che l'attacco non ha sortito alcun effetto, l'uomo si alza in piedi e, costringendo le gambe a collaborare, si lancia di corsa verso la facciata che dà sul retro.
Zifrid abbassa lo sguardo e nota nel giardinetto sottostante un cavallo legato ad un palo, che soffia e scalpita per liberarsi. Le dita della mano destra disegnano degli archi nell'aria, mentre la mano sinistra si chiude a pugno. La testa del drago si ritira, le guance si gonfiano e, con un secco scatto in avanti, la bocca si spalanca facendo fuoriuscire un getto di acido e fiamme che investe l'uomo. La pelle del poveretto inizia a riempirsi di bolle e dai vestiti si sprigionano fiamme verdastre. Le gambe cedono e il corpo si accascia sul tetto; con le ultime energie rimaste, il seguace della Fredda Mano inizia a rotolare per cercare di spegnere il fuoco che lo sta divorando.

lunedì 10 aprile 2017

0274 - se non conosci la magia, prendi le scale

Zigfrid sbuca nella strada principale appena in tempo per vedere Miodrag sfoderare le armi e correre a perdifiato lungo la via, fermandosi ad osservare quello che gli si para davanti e lanciandosi poi dentro un vicolo. Anche da quella distanza si notano gli occhi socchiusi e l'espressione rabbiosa, chiaro segno di guai. Il mago accelera il passo e si dirige verso la stessa svolta che ha preso il suo compagno. Quando è ormai a meno di tre metri dall'incrocio, un paio di grida sovrastano lo scalpitio dei cavalli che tirano i carretti dei mercanti e le voci allegre dei ragazzi che giocano. Le teste di un paio di guardie, ferme accanto ad un piccolo negozio di pesce un paio di isolati più avanti, si voltano nella sua direzione. I soldati si lanciano un cenno d'intesa e si avviano lungo la strada per controllare l'origine del trambusto.
Io già lo so che questa volta finirà male pensa Zigfrid, infilando una mano in tasca. Con il distintivo fornito da Malika alto di fronte a sé, urla: "Guardie! Me ne occupo io, è tutto sotto controllo!"
I soldati, senza fermarsi, si lanciano un'occhiata perplessa e puntano verso di lui. Il mago scuote la testa, esasperato, poi raggiunto il vicolo osserva cosa sta succedendo: Miodrag e Tsadok si stanno riparando sotto all'intelaiatura di una porta; di fronte a loro due cadaveri riversi al suolo, le frecce che spuntano dai corpi come da un puntaspilli; Fiona, a pochi passi da lui sta ancora puntando l'arco verso il tetto dell'edificio alla sua destra.
Sì, finirà decisamente male pensa sbuffando, poi inizia a pronunciare le parole di un incantesimo. I suoi piedi si staccano da terra ed il suo corpo sale seguendo la parete del rifugio Tulloch.

Tsadok appoggia di nuovo le mani sulla spalla di Miodrag ed inizia a pronunciare una nuova invocazione, ma il compagno lo ferma: "Sto bene, pensa al tipo sul tetto!"
"E come faccio ad affrontarlo?" ribatte ringhiando il mezzorco. "Ho solo la mia ascia!" esclama, poi alza lo sguardo ed osserva la parete alle sue spalle. "E se sfondassimo la porta e raggiungessimo il tetto anche noi?"
"Ottima idea!" commenta lo spadaccino, poi aggiunge: "Ma prima proviamo a vedere se è effettivamente chiusa".
La maniglia gira a vuoto, quindi Miodrag si scansa e fa un cenno a Tsadok. "La mia spalla è ancora dolorante, sfondala tu".
Il mezzorco si sposta quel tanto che basta per poter roteare l'ascia e sente un rumore sordo provenire dall'alto. Un quadrello si pianta sul terreno a pochi centimetri da lui; Tsadok, ignorando il pericolo, cala la sua arma sulla porta e la apre in due.
"Lo tengo occupato io!" esclama Fiona, scagliando altre frecce verso il tetto. La figura si scansa appena in tempo, evitando di essere colpito. "Dannazione!" sbotta la ladra, afferrando un'altra freccia e tenendosi pronta a scoccare di nuovo.
Tsadok e Miodrag, dopo un ultimo sguardo alla compagna, si infilano nel buio della casa alla ricerca delle scale.

lunedì 3 aprile 2017

0273 - bersaglio ai piani alti

Lo spadaccino osserva il volto senza di vita di Petar, poi alza lo sguardo e scruta il giardino di fronte a sé alla ricerca dell'elfo. "Dov'è finito!?!"
"Non ne ho idea" risponde distrattamente Tsadok, con gli occhi ancora fissi sui due cadaveri.
I due avvertono un colpo secco, come lo schiocco di una frusta, seguito da un sibilo. Un quadrello si pianta in profondità nella spalla di Miodrag, che serra i denti per evitare di gridare dal dolore.
Tsadok osserva l'asta che vibra accanto alla testa del compagno, poi alza lo sguardo verso il tetto dell'edificio. Una figura si staglia sullo sfondo del cielo, poi scompare dietro il cornicione. "Ce n'è un altro sul tetto!" esclama, afferrando lo spadaccino per il braccio e trascinandolo nello scanso della porta.
Miodrag si acquatta, stringe i denti, afferra il quadrello e con uno strattone lo estrae dalla ferita. Un fiotto di sangue schizza a bagnare le assi di legno. "Argh! Che male!"
Il mezzorco appoggia la mano sulla spalla dello spadaccino ed innalza una preghiera al cielo. Le sue mani si illuminano di una luce biancastra mentre la ferita prima smette di sanguinare, poi si richiude. "Per il momento non posso fare più di così".
"Grazie" mormora Miodrag, piegando il braccio per controllare se la ferita gli ha provocato qualche danno ai tendini ed alla muscolatura. A parte un lieve formicolio, sembra tutto a posto. "Ora però siamo bloccati qui sotto. Qualche idea su come sbarazzarci di quel tipo?" chiede a Tsadok, poi, non ricevendo risposta, si volta verso Fiona e le fa un cenno eloquente: abbattilo.
La ladra annuisce, poi alza lo sguardo e sonda i tetti. La sagoma di un uomo si sta sporgendo in cerca di bersagli sotto di sé, la balestra puntata verso il terreno. La mezzelfa fa un respiro profondo, chiude l'occhio sinistro, incocca una freccia e mira in alto, puntando alla testa dell'uomo. Le sue dita lasciano la presa sulla corda poi corrono veloci alla faretra, incoccando e scagliando in rapida successione altre due frecce. Una rimbalza sul muretto di pietra e ricade a terra, le altre due si piantano nella spalla e nel braccio dell'uomo, che arretra sparendo alla vista. "L'ho preso!" esclama, poi aggiunge con una nota di disappunto: "Ma non so se sia morto".