mercoledì 22 luglio 2015

0059 - questione di tatto

Fiona, Miodrag e Delorean ordinano da bere, poi raggiungono Zigfrid che si è accomodato con la bottiglia di vino al tavolo più lontano dall'ingresso.
"Certo che questa locanda è un mortorio" commenta Miodrag, sedendosi sulla panca e guardandosi attorno. "Mi sa che siamo gli unici clienti che quel tipo vedrà stasera".
"Secondo me no, probabilmente la gente del luogo cena a casa e poi viene qui a bere e scambiare due chiacchiere" ribatte Fiona, mentre l'oste appoggia i boccali facendo attenzione a non versare nemmeno una goccia.
"E' esattamente così" si intromette Helcar. "Godetevi questa tranquillità, tra poco non sarete gli unici clienti!"
"So che di solito il sacerdote Roland viene qui la sera per farsi un goccetto" chiede lo spadaccino fermando l'oste per un braccio. "Può dirgli di raggiungerci al tavolo, quando arriva?"
"Nessun problema. Ora scusatemi, ma tra poco comincerà ad arrivare la gente e devo preparare i boccali".
L'oste non fa a tempo a finire la frase che la porta si apre ed appare sulla soglia una ragazza magra in tunica. Entra, saluta con un cenno il barista e si accomoda al bancone.
"Secondo voi chi è? Non l'ho vista in città" sussurra Fiona.
"Di sicuro non è del posto" replica Zigfrid, "guardate la sua tunica. Ed a parte l'erborista, non ho visto altre orecchie a punta".
"Però assomiglia molto di più a te che ad Aisha" commenta Miodrag.
"Orecchie a punta, eh?" mormora la ladra tra i denti, rivolgendosi al mago. "Tu sì che sai trattare le signore, tappo".

In breve tempo, mentre il gruppo osserva la ragazza e discute su cosa fare l'indomani, la locanda si riempie di anziani e di pescatori che si mettono a discutere del numero di pesci catturati e di quanto una volta si pescasse di più.
Mentre un uomo sta illustrando ad un gruppo di increduli amici la forma e le dimensioni del pesce che gli ha spezzato la lenza durante la pesca della mattina, la porta si spalanca ed entra nel salone un mezzelfo dal ventre prominente e con il naso e le gote di un rosso acceso. Al suo passaggio, molti degli avventori alzano i boccali in segno di saluto.
Helcar si avvicina non appena il nuovo arrivato si siede al bancone. "Buonasera, padre! Ti servo il solito?"
"Fammene due, ho avuto una giornata difficile".
L'oste recupera due grossi boccali e procede a riempirli. Il sacerdote ne afferra uno e tracanna una lunga sorsata, pulendosi poi la schiuma con la manica del saio.
"Se non ho capito male, quello è Roland" commenta Miodrag.
"Sarebbe il caso di parlarci prima che sia troppo sbronzo per capire le nostre domande" replica Zigfrid, versandosi un altro goccio di vino.
Lo spadaccino fa un cenno all'oste, che si avvicina al sacerdote e gli sussurra qualcosa. Dopo essersi girato a guardare il tavolo degli avventurieri, Roland si scola quello che rimane del primo boccale, afferra il secondo e si dirige verso il gruppo, lasciandosi poi cadere di peso su uno sgabello. "Salute a voi! Helcar mi ha detto che volevate parlare con me. Di cosa si tratta?".
Delorean si china in avanti per farsi sentire. "Salve, padre. Abbiamo sentito che è lei ad occuparsi della comunità. Probabilmente conosce molto bene l'isola".
"Certo che la conosco bene! E' casa mia!" esclama Roland, battendosi una mano sulla coscia.
"Noi vorremmo informazioni sulla palude e sulle rovine che potremmo trovare al suo interno" interviene Miodrag.
Il sorriso dell'uomo lascia posto ad un'espressione triste, le sue mani si incrociano sul tavolo ed il suo capo si abbassa fino ad appoggiare la fronte sui pollici. "La palude... mi ricorda tanto mio figlio... il mio unico figlio scomparso".
Gli avventurieri si lanciano sguardi perplessi. "Aveva un figlio?" chiede Delorean. "Ed è scomparso? E cosa c'entra la palude?"
Roland alza la testa e comincia a tormentarsi le dita. "Avevo un figlio di nome Valon. Mi aiutava in chiesa come apprendista e si recava spesso alla palude per recuperare alcuni componenti per le mie pozioni. Un anno fa è uscito di casa e non è più tornato".
Fiona si sporge in avanti ed appoggia il palmo sulle mani del sacerdote. "Mi spiace per la sua perdita".
"E' una storia molto triste, davvero" si intromette Zigfrid tamburellando con le dita sul tavolo e beccandosi un'occhiataccia dalla ladra. "Noi però saremmo interessati alla palude. L'ha mai esplorata? Al suo interno dovrebbe esserci un tempio abbandonato, ne sa niente?"
"Mi spiace, non mi sono mai addentrato nella palude" risponde Roland con un tono sommesso. "Però mentre studiavo da novizio ho incontrato durante un viaggio una persona strana che girava con un sacco di libri. Ne aveva uno che parlava dell'arcipelago, quindi gli ho chiesto se potevo leggerlo. All'interno c'era un accenno ad un piccolo tempio abbandonato al centro della palude. C'era scritto che sorgeva accanto ad un enorme albero dai rami contorti".
"Sa qual era la divinità venerata nel tempio?" chiede Delorean.
"Non c'era scritto nel libro, mi spiace" replica Roland, sorridendo debolmente.
"Grazie mille, faremo tesoro delle informazioni che ci ha dato" dice Fiona, rispondendo al sorriso.
"Posso chiedervi un favore?" dice il sacerdote, alzando la testa. "Potreste cercare mio figlio? Forse è entrato nella palude e gli è successo qualcosa".
"Come facciamo a riconoscerlo?" chiede Delorean. "Indossava qualcosa di particolare o aveva qualche oggetto che ci permetta di trovarlo?"
"Purtroppo non ricordo cosa indossasse quando se ne è andato".
"Ha detto che è scomparso da un anno" interviene Miodrag. "Se non è scappato con qualche ragazza, potrebbe essersi inoltrato nella palude, ed ormai sarà sicuramente cibo per vermi".
Zigfrid sogghigna, mentre Fiona e Delorean fulminano lo spadaccino con lo sguardo. Roland impallidisce, la sua mano trema mentre raggiunge il boccale. Tracanna il contenuto in un'unica sorsata, poi si alza e si allontana barcollando verso una panca accanto all'ingresso su cui si lascia cadere.
"Hai il tatto di un elefante, lo sai?" rimprovera Delorean, fissando lo spadaccino che risponde alzando le spalle.

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