giovedì 26 novembre 2015

0150 - i tre bicchieri

"Che mortorio" mormora Fiona.
"Nonostante il grande mercato, questa è in fondo una città portuale" ribatte una delle guardie. "In questa zona della città la gente va a letto presto e si sveglia prima dell'alba per uscire in mare. In giro troverete solo guardie e perdigiorno". Un'occhiataccia della ladra gli fa aggiungere: "Oltre a voi, s'intende".
"Sa consigliarci una locanda dove passare la notte?" chiede lo spadaccino.
"Ce ne sono due. Una economica lungo questa via ed un'altra al capo opposto della via principale. E se volete lasciare i cavalli al sicuro, vi consiglio di passare da Leopold. Lo trovate poco più avanti lungo la via".
"Grazie mille".
Miodrag scende da cavallo e prosegue insieme ai compagni fino ad una stalla, dove trova un assonnato guardiano che prende in custodia gli animali, poi si incammina lungo la via principale. Le basse case ad un piano ricordano i piccoli villaggi sulla costa del Dambrath, così lontani dallo splendore e dalla ricchezza di Vaelan. Alla pallida luce della luna si scorgono degli edifici più alti, alcuni verso l'estremità della città più lontana dal mare, altri poco più avanti lungo la via.
"Raggiungiamo la locanda o preferite fare un giretto?" chiede Tsadok.
"Direi di dirigerci verso la locanda lungo questa via, così ci facciamo un'idea del posto" propone Miodrag, incamminandosi lungo la via principale.
Dopo esser passati davanti a parecchie case dall'aria dimessa, gli avventurieri notano che davanti a loro iniziano a comparire alcuni piccoli empori. Ad un certo punto Zigfrid indica una larga costruzione ad un piano su cui svetta un'insegna in legno sbiadita dal tempo, che cigola sotto la spinta di una leggera brezza che giunge dal mare. La facciata versa in cattive condizioni, le assi di legno sono piene di buchi ed i chiodi spuntano in svariati punti. Molte delle finestre sono state rattoppate con pannelli di legno o teli di stoffa.
"I Tre Bicchieri" legge Fiona con un'espressione vagamente disgustata. "Siete sicuri di voler entrare qui dentro?"
"Certo!" esclama Zigfrid, girando la maniglia e varcando la soglia.
L'odore pungente di birra che pervade la locanda colpisce come un pugno. Il pavimento dell'enorme stanzone in cui sono disposti una decina di tavoli e relativi sgabelli è coperto di trucioli di segatura. Pochi avventori sono appoggiati al bancone e ad un paio di tavoli, la maggior parte dei quali è troppo ubriaca per mantenere una posizione eretta. Dietro al bancone scheggiato c'è un vecchio oste che sta passando uno straccio all'interno di un boccale e squadra con aria diffidente i nuovi venuti.
"Niente a che vedere con la Duna di Zaffiro" mormora la ladra, trattenendo a stento una smorfia. "Non possiamo trovare un posto più decente?"
Una cameriera bassa e prosperosa passa accanto al gruppo, lancia loro un'occhiata e poi mormora con fare sdegnato: "Clienti con la puzza sotto il naso, a quanto pare".
Zigfrid lancia un'occhiataccia a Fiona, poi sfoggia il suo migliore sorriso. "Lasci perdere i miei compagni. Vorremmo un posto dove sederci, dolcezza".
Dopo aver squadrato la mezzelfa con aria di superiorità, la donna si volta e raggiunge un tavolo su cui è riverso un vecchio ubriaco, lo afferra per le ascelle e lo trascina accanto al muro, depositandolo in malo modo. L'uomo biascica qualcosa, poi riprende a russare.
"Eccovi serviti" esclama la cameriera, togliendo il bicchiere e la bottiglia vuoti e dando una veloce passata alla superficie con uno straccio lercio.
"Grazie mille!" esclama il mago. "Vorremmo anche da bere e da mangiare, se la cucina è ancora aperta".
"Per me piccante!" aggiunge Tsadok.
La donna si allontana e torna poco dopo con delle ciotole di legno scheggiate, alcuni cucchiai e quattro boccali pieni di una birra scura dall'odore asprigno. "Qualche minuto ancora ed arriva anche lo stufato".
Il forte odore di spezie raggiunge gli avventurieri prima che un'enorme ciotola piena di un miscuglio di carne, patate ed altre verdure ignote atterri al centro del tavolo.
"E per te la nostra migliore selezione di peperoncino" esclama la cameriera, appoggiando accanto al mezzorco una boccetta piena di un intruglio dal colore rossastro.

2 commenti:

Nicholas ha detto...

Dopotutto l'aria di mare mette fame.

andrea ha detto...

Dopo un giorno a cavallo nessuno si fa problemi per il cibo... certo, il discorso è differente per il luogo... ;)