venerdì 26 febbraio 2016

0205 - fugace contatto

Tsadok avanza chinato in avanti per contrastare le raffiche di vento, nelle orecchie solo il rombo della tempesta di sabbia e nient'altro. Il cavallo continua a tirare le redini strette nella mano nel tentativo di sottrarsi a questo inferno e galoppare lontano.
Che schifo di situazione! pensa il mezzorco, dando uno strattone e muovendo un altro paio di passi in mezzo al nulla. Il suo stivale si pianta in una roccia che sporge dal terreno, bloccandogli la gamba e facendolo cadere a faccia in giù. D'istinto allunga le mani, che affondano nella morbida sabbia e fermano la caduta. Il cavallo! grida una voce nella sua testa, quando si accorge che le redini non sono più tra le sue dita.
Dopo aver tentato un paio di volte di alzarsi in piedi, Tsadok si accorge che proseguendo carponi sembra sia più facile contrastare la furia degli elementi. Il mezzorco avanza nel nulla, tirando su la testa ogni tanto per guardarsi attorno. Dopo alcuni interminabili minuti, la sua testa cozza contro la roccia.
"Ahia!" urla d'istinto, ma le sue parole vengono inghiottite dal vento. Su cosa ho sbattuto? pensa poi, allungando le mani e tastando di fronte a sé. La superficie rocciosa si staglia ad un paio di passi da lui, quasi invisibile in mezzo alla sabbia che vortica davanti al suo volto. Una parete di roccia! Ora devo solo sbrigarmi a trovare un'apertura!

Miodrag da un paio di minuti non riesce più a scorgere nemmeno la testa del suo cavallo, a pochi passi da lui. Il vento lo spinge a destra ed a sinistra, facendolo ondeggiare. Un senso di sconforto lo assale, ma il tirare delle redini lo riporta alla realtà.
"Tranquillo, cavallo, ce la caveremo" mormora più a se stesso che alla povera bestia.
Muovendo faticosamente un piede davanti all'altro, lo spadaccino raggiunge una grossa roccia, non più alta di un metro, che si erge di fronte a sé. Alla base sembra che il vento soffi un po' meno intensamente, dopo essersi scontrato con l'ostacolo.
"Dai, su" esorta Miodrag, tirando a sé il cavallo e tentando di farlo sdraiare. La povera bestia oppone un po' di resistenza poi, sfinita, si accascia a terra. Mentre tiene saldamente le redini con una mano, con l'altra lo spadaccino comincia a cercare una fenditura nella superficie di roccia. Trovata! pensa soddisfatto, poi estrae una delle sue due spade e la conficca nel pertugio, legandoci quindi attorno le briglie.
Tu rimani qui, io cerco un riparo pensa Miodrag voltandosi un momento verso il cavallo, poi avanza a braccia protese per alcuni metri. Le sue dita non trovano nulla, poi qualcosa gli sfiora la gamba. Lo spadaccino si libera del contatto con un passo veloce in avanti, quindi si volta a destra ed a sinistra per cercare di individuare cosa l'ha toccato.
Davanti a lui c'è solo la nebbia giallognola creata dalla sabbia che gli vortica attorno scorticandogli le guance. Senza più nessun punto di riferimento, Miodrag solleva il mantello per ripararsi un po' dalla furia del vento ed avanza in mezzo al nulla, diretto verso un punto imprecisato dinnanzi a lui.

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