venerdì 29 maggio 2015

0021 - grattare il terreno

Nel silenzio che circonda l'oasi, Fiona e Midrag si avvicinano con circospezione al cadavere più vicino al carro, riverso sopra ad una cassa sfasciata. I larghi vestiti neri sono lacerati da segni di lama ed un grosso foro trapassa il corpo da parte a parte, pochi centimetri sopra il cuore.
"E' stato ucciso con una lancia" commenta Miodrag, esaminando la ferita mortale.
Fiona fa un cenno di assenso, mentre perquisisce il cadavere. "A parte i segni del combattimento, è pulito e vestito bene. Probabilmente faceva parte dei Turuq. Non ha nulla addosso. Guarda, i passanti della cintura sono lacerati, probabilmente qualcuno gli ha strappato ciò che portava legato in vita".
"Ok, ma qualcuno... chi?" Miodrag si guarda intorno, poi si alza e si avvicina ad un altro cadavere. L'uomo è vestito con abiti vecchi e laceri, è coperto da uno spesso strato di sporcizia ed è talmente magro che le ossa sporgono. Le ferite recenti ed il sangue misto a polvere di cui è coperto il corpo non riescono a nascondere segni di vecchie ferite, ormai cicatrizzate. "Questo non sembra appartenere ai Turuq, forse faceva parte degli aggressori. Era ridotto male anche prima di iniziare a combattere".
Un rumore alla loro destra attira l'attenzione di entrambi, che si voltano di scatto.
"Qui non c'è nulla, hanno portato via tutto! Carri, viveri, armi... non è rimasto niente" sbraita Delorean uscendo da una tenda.
Poi il chierico nota un movimento al limitare del suo campo visivo. L'istinto spinge il corpo a muoversi prima che il cervello riesca a formulare un pensiero: Non siamo soli!
Il chierico, ascia in mano, comincia a perlustrare con lo sguardo l'ambiente circostante. I cadaveri ricoperti di sangue, le tende piantate tra l'erba bassa, le rocce che emergono dalla sabbia. Tutto è immobile. Solo le piante si agitano debolmente, mosse da una leggera brezza.
Poi il movimento si ripete e Delorean riesce a focalizzare cosa ha attirato la sua attenzione. Il corpo di un uomo appoggiato ad una palma, con un pugnale affondato fino all'elsa che gli esce dall'addome. Le dita della mano destra stanno lentamente grattando il terreno nel tentativo di raggiungere una borraccia, appena fuori dalla sua portata.
Il chierico si inginocchia accanto all'uomo, che gira lentamente la testa e lo guarda senza riuscire a metterlo a fuoco. La mano continua a grattare il terreno, afferrando nient'altro che sabbia e pietrisco. Delorean invoca i poteri della sua divinità ed appoggia le mani sul corpo del moribondo. Quando la magia comincia a guarire le ferite interne, lo sguardo dell'uomo torna improvvisamente vigile e la sua gola manda un suono roco, mentre le sue dita afferranno spasmodicamente manciate di terra.
"Ora questo farà male" dice il mezz'orco, quindi afferra l'elsa del pugnale che gli sporge dal petto e tira. Un fiotto di sangue segue il percorso disegnato dalla lama, finendo sul terreno e sui pantaloni dell'uomo. Un urlo di dolore squarcia il silenzio. Delorean ricomincia a salmodiare e la profonda ferita si richiude velocemente.
"Gr... grazie" dice l'uomo. "Ti devo la vita".
"Questo è poco ma sicuro" esclama Delorean. "Ora dimmi... tu chi sei?"

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