giovedì 11 giugno 2015

0034 - l'ospitalità di uno gnomo è sacra

Il gruppo percorre sotto il sole cocente la via principale della Lama del Riposo ed attraversa la porta ad arco che conduce al Cortile Tangeri. Agha non smette di parlare un momento, raccontando nel dettaglio tutti i piccoli traguardi raggiunti dalla moglie ed aumentando l'insofferenza del mago, che manifesta più volte il suo disappunto.
Svoltato un angolo, Agha indica una villetta a due piani circondata da un ampio giardino. Una siepe ben curata impedisce di vedere il piano terra della casa, assicurando un po' di privacy. "Quella è la casa di Bilmin, tra poco potremo godere di un po' d'aria fresca".
Mentre si avvicinano al cancello nella quiete del quartiere nobiliare, gli avventurieri sentono due persone discutere davanti al portone d'ingresso, senza però riuscire a distinguerne le parole. Lo sguardo perplesso di Agha indica che anche lui non ha idea di cosa stia succedendo.
D'un tratto l'uscio sbatte e passi affrettati si dirigono all'uscita. Miodrag, che stava imboccando il vialetto d'accesso, per poco non viene travolto da una guardia cittadina.
"Buongiorno" saluta lo spadaccino, mentre l'uomo risponde con un cenno, borbotta delle scuse e prosegue lungo il marciapiede.
Tutti si guardano, ma nessuno apre bocca per esporre i propri interrogativi.
Agha bussa alla porta ed uno gnomo alto poco meno di un metro apre la porta. Le folte basette di un arancione acceso contrastano con la lucente pelata che occupa gran parte della testa. I vestiti eleganti tirano un po' sul girovita abbondante. Ma il particolare che attira l'attenzione di tutti è il suo occhio destro: è una sfera d'oro e sopra vi è inciso un otto rovesciato.
"Ecco da dove deriva il soprannome" mormora Zigfrid, beccandosi una gomitata da Fiona.
"Bilmin, è un piacere vederti!" esclama Agha, abbracciando affettuosamente lo gnomo. "Posso presentarti coloro a cui devo la vita?"
"Caro Agha, come sono felice che tu sia tornato sano e salvo!" replica il mecenate, il viso illuminato da un ampio sorriso. "E grazie anche a voi! Ma non rimaniamo qui sull'uscio, dentro c'è una temperatura decisamente più gradevole! Prego, entrate!"
Bilmin fa strada all'interno della sua dimora, attraversando stanze ricolme di oggetti preziosi. Alle pareti sono appesi quadri di divinità ed immagini bucoliche, maschere teatrali dalla foggia più strana ed arazzi con scene di caccia. Negli angoli sono disposte statue di ninfe a grandezza naturale, mentre le arcate in legno sono decorate con putti e figure floreali in bassorilievo.
Lo gnomo si ferma al centro di un salotto con divani e poltrone finemente decorate, disposte attorno ad un basso tavolino. "Prego, accomodatevi e fate come se foste a casa vostra".
Mentre tutti prendono posto, Delorean rimane in piedi e si guarda attorno.
"Che cosa stai cercando?" gli chiede Miodrag, spaparanzato su uno dei divani.
"La cucina. Quando torno a casa mia, di solito mangio qualcosa" esclama il chierico.
"Guarda che non devi prendere alla lettera quello che ha detto il signor Bilmin" ridacchia lo spadaccino, mentre Zigfrid tossisce per nascondere l'imbarazzo.
"Avete fame?" chiede lo gnomo, poi batte due volte le mani. "Geoffryd, porta ai miei ospiti qualcosa da mettere sotto i denti!"
Dopo qualche minuto, il maggiordomo torna con un enorme vassoio pieno di frutta esotica, dolcetti e affettati, lo appoggia sul tavolino e poi si prodiga a versare latte di capra e menta a tutti.
Bilmin si alza in piedi e chiede il silenzio. "Ora che avete tutti un bicchiere pieno, possiamo brindare alla vostra impresa! Grazie a voi il buon Agha e sua moglie sono tornato sani e salvi a casa!"
Tutti brindano e la conversazione si fa più distesa mentre il vassoio pian piano si svuota.

In un momento di silenzio in cui tutti sono distratti dal cibo, Agha guarda lo gnomo negli occhi e dice: "Ci siamo imbattuti in una guardia che usciva da casa tua. C'è qualche problema?"
Bilmin abbassa lo sguardo ed il suo volto assume un'espressione grave. "Ebbene sì, ma non credo sia il caso di disturbare i miei ospiti con i miei problemi personali". Poi, dopo un momento di riflessione, alza lo sguardo e fissa tutti i presenti. "Ma forse... voi potreste riuscire dove la guardia cittadina ha fallito".

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